Per Safe Heart Odv, l’associazione italiana nata da quattro cardiochirurghi e che da diversi anni opera in Burkina Faso, l’ultima missione conclusa nel Paese dell’Africa occidentale, stretto tra Mali, Ghana e Costa d’Avorio, non è stata come tutte le altre, ma ha segnato un significativo passo in avanti.
Racconta Marco Zanobini, cardiochirurgo milanese che nel 2013 ha fondato l’associazione assieme ai colleghi Maurizio Roberto, Alberto Pilozzi e Samer Kassem
Eravamo in otto, sei addetti ai lavori e due ospiti; un’architetta nostra sostenitrice e una dottoressa in pensione che ho conosciuto per puro caso di rientro dalla penultima missione e che ha fortemente voluto prendere parte a questa.
Tutti i sanitari che decidono di partire, cardiochirurghi, infermieri specializzati, anestesisti, lo fanno come volontari e senza percepire alcun compenso. Anzi, spesso sacrificano le proprie ferie non potendo beneficiare dei permessi non retribuiti.
I medici sono tutti volontari ed utilizzano le loro ferie per poter partire.
Spiega ancora:
Le situazioni che incontri quando arrivi in questi Paesi sono profondamente diverse dalle nostre, per certi versi inimmaginabili. Spesso interveniamo su minori e anche se provengono da situazioni di grande povertà, che lì si intende, ad esempio, mancanza di acqua potabile e di energia elettrica in casa e un reddito complessivo di 60 euro mensili per una comunità di 12 persone, lo Stato non rimborsa nemmeno le spese per i farmaci. Quindi oltre al costo dell’intervento va garantito quello delle degenza e dei medicinali.
Ma lo scopo ultimo delle missioni, come spiega il responsabile dell’associazione, non è fare interventi ma trasferire conoscenze nel più breve tempo possibile.
Andiamo lì per insegnare, durante le operazioni, ma anche prima e dopo. Il primo step era quello di formare una équipe locale che fosse completamente autonoma nella chirurgia valvolare e quello è stato raggiunto. Il prossimo, che abbiamo iniziato con l’ultima missione, è insegnare a intervenire sugli aneurismi dell’aorta toracica e del ventricolo sinistro. È un capitolo molto più complesso, ci vorrà tempo, pazienza, affiancamento, ma sarà un altro traguardo fondamentale.
L’attività dell’associazione, infatti, non si limita agli interventi e alla formazione dei medici, ma riguarda anche il reperimento dei macchinari e dei materiali necessari per gli interventi chirurgici, la prevenzione, il diritto allo studio.
Tutti gli interventi sono possibili solo grazie all’utilizzo di macchine per la circolazione extracorporea e di altri materiali che hanno costi molto elevati e che l’associazione si occupa di reperire. Le attrezzature considerate vecchie e superati nei nostri ospedali possono essere rigenerate, certificate dalle aziende produttrici e riutilizzati in questi contesti. Quello che da noi è considerato desueto, ma anche i materiali scaduti ma ancora utilizzabili, lì diventano risorse preziose e salvifiche.