In questi giorni abbiamo letto su un giornale della provincia di Caserta, che alcuni proprietari di un alloggio non hanno affittato la casa ad una persona perché gay. Troppe volte sentiamo nei tg quotidiani, discriminazioni di vario genere. Disabilità, provenienza o religione. O nei confronti di donne al quale è vietato accedere a determinati settori proprio perché donne.
E questo accade ancora oggi sia in società cosiddette democratiche che in quelle sotto dittatura.
Poniamoci allora una domanda. Perché le persone discriminano? Qual è la radice della discriminazione?
Torniamo indietro di molti anni e andiamo nel periodo della guerra; pensiamo alla discriminazione di ebrei, gay, disabili, zingari, che portò all’odio razziale. Che cosa aveva portato Hitler a questa scelta? La razza pura, una società dove non ci sono differenze ma siamo tutti uguali e tutti perfetti. Non possiamo pensare a una società divisa in categorie di merito. Su quale base possiamo dire che una categoria sociale è migliore dell’altra? Che UNA PERSONA è più pura dell’altra?
Partiamo dal principio che prima di una classificazione dell’essere umano c’è un essere umano. Dobbiamo relazionarci con una persona non partendo dal fatto che sia gay, disabile, lesbica, nero… iniziamo dal pensiero che è una PERSONA con un nome e cognome, identificato per quello e non per altro. Se noi prima dell’individuo vediamo altro, stiamo facendo discriminazione avendo un pregiudizio nei suoi confronti. L’essere gay o disabile è un aspetto della vita di una persona, non la sua vita. Chi discrimina non ha imparato a capire l’essere umano ma si è sempre fermato alla superficie e al giudizio senza conoscenza.
Una persona non la si giudica senza averla prima conosciuta. Quello che è successo nella provincia di Caserta succede ogni giorno, solo che non tutti ne parlano, tacendo con incomprensibile omertà di fronte alla discriminazioni. Chi fa discriminazione è di cultura povera, “ignorante” che va isolato perché malato.
Però noi oggi vogliamo concentrarci sulla domanda fondamentale: noi discriminiamo nella nostra quotidianità? Abbiamo mai avuto un giudizio facile nei confronti di alcune persone? Quel giudizio nasceva da una conoscenza della persona o da un pensiero ingiusto senza fondamenta?
Pensiamo a cosa succederebbe nella nostra vita se quelli giudicati fossimo noi. Ci sarebbe molta sofferenza e troveremmo ingiusto quel giudizio.
Allora pensiamo a quanti danni provochiamo quando discriminiamo. Diamo la possibilità all’altro di credere in un futuro diverso, un futuro in cui ci si possa sentire amato e non messo da parte.
“Il pregiudizio è figlio dell’ignoranza”
(William Hazlitt)