L’opera, narrazione per una pièce teatrale, si avvia attraverso il dialogo tra due personaggi principali, il regista Bernardo e il suo amico André, attore mai approdato al grande cinema, per poi svilupparsi in una conversazione a più parti. I due protagonisti rappresentano il bene di un’amicizia ininterrotta, a tratti dai personali destini esistenziali, ma al contempo l’incoercibile lotta tra bene e male. Quel male che contende al bene il placito della giustizia.
Fanno da grotteschi testimoni di questo male i lavoranti del ristorante, scelto dal regista Bernardo per incontrare l’aspirante attrice Luisa, sua temporanea amante.
Egli è un uomo importante, con tutti i suoi difetti e le sue problematiche, assolve il ruolo di manovratore del dibattito, di uomo-chiave dei destini in circolo.
Poco conta se presto potrà essere giudicato, sine causa, per i suoi ripensamenti a spese di André e della sua amante.
Alessandro Corso, architetto di professione, nasce a Palermo.
Ha collaborato al progetto di rilievo del soffitto ligneo trecentesco della sala magna di Palazzo Chiaramonte di Palermo (è citato come collaboratore tecnico nel volume “Il soffitto dello Steri di Palermo” di Francesco Vergara Caffarelli, stampato in 1500 esemplari nel 2009 dall’istituto geografico militare di Firenze).
Nel luglio 2013 ha vinto il primo premio Archilettura a Pescara, concorso a tema letterario-architettonico, con il racconto Il fantasma dell’opera di Sciacca sulle vicende storiche di abbandono del teatro di Giuseppe e Alberto Samonà.
Nel gennaio 2015 ha pubblicato la raccolta poetica Disinganni essenziali presso Giuliano Ladolfi editore, Novara.
In aprile 2015 è uscito il libro di racconti Fabulazioni materiche presso Il Palindromo editore, Palermo.
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