La corsa agli armamenti, venti di guerra e finale a sorpresa, molta iconografia, attualità e realtà; a 47 anni dalla sua pubblicazione LA TORRE DI BABELE, album iconico della carriera di EDOARDO BENNATO, disco cult, successo che ha delineato i tratti artistici somatici del grande rocker italiano.
Era il 1973 quando Edoardo riceveva la raccomandazione dall’allora Direttore della Ricordi Lucio Salvini, di riprendere gli studi di Architettura, lasciare così il suo mondo di canzoni e canzonette. Poche copie vendute, timido riscontro da parte del pubblico. Ad un certo punto accade qualcosa e quel qualcosa fu, ancora una volta, uno dei tanti sintomi della sua follia geniale, quella che ha sempre contraddistinto l’artista: chitarra in mano, tamburello ed armonica, Bennato si piazza di fronte la sede Rai di Viale Mazzini a Roma.
Torna alla riscossa la Ricordi che concede un’altra chance all’artista e arrivano così anche i dischi, uno dopo l’altro, sempre ricchi di analisi spietate sull’umanità, su quegli anni così difficili dal punto di vista culturale, politico e ideologico.
“Con La torre di Babele volevo provare a spiegare il senso biblico di un’umanità cieca nella sua rincorsa alle armi, tale da arrivare a sfidare la divinità stessa in un escalation incontrollata ed incontrollabile. Gli uomini arrivarono a concepire di costruire un torre talmente alta da arrivare al cielo ed a Dio – spiega Edoardo, autore persino della copertina del suo album, così come quasi di tutte le cover della sua discografia – In copertina disegnai l’umanità dedita alla guerra, un immaginario scatto fotografico della famiglia umana e la sua innata propensione bellica. Si parte dall’uomo di Neanderthal in basso a sinistra e poi man mano che ci si sposta da sinistra a destra e dal basso verso l’altro, le armi diventano sempre più sofisticate. È un’immagine che rappresenta il concetto biblico della Torre di Babele, con gli uomini determinati a sfidare la natura e Dio stesso, che alla fine li punì per questa loro presunzione. Tutti i brani di questo disco seguono un filo conduttore ben preciso e riflettono la mia posizione in contrapposizione ad ogni forma di conflitto. Avevo intuito il modo migliore per descrivere i mali della società era quello di ridicolizzarli ed è per questo che le varie canzoni trattano in modo provocatorio ed ironico i vari argomenti legati alla guerra ed all’odio tra i popoli che non riescono a comunicare tra loro e quindi sentono l’esigenza di confrontarsi con la forza”.
L’album viene pubblicato in un’epoca storica caratterizzata da inquietudini sociali, dalla manifestazioni studentesche animate e da uno stato di instabilità politica, alle porte degli Anni di Piombo.
La cover de La Torre di Babele rappresentava dunque la progressione dell’uomo nella sua ricerca e costruzione delle armi in tutta la sua fase evolutiva; “costi quel che costi”, come canta Edoardo, gli uomini dovevano costruire una torre che arrivasse fino al cielo per sfidare l’entità divina e dimostrare la superiorità dell’uomo “su ogni altro animale”.
LA TORRE DI BABELE – Edoardo Bennato
Posted on by Outsider
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