La giornata contro la violenza sulle donne è appena trascorsa anche se ancora troppo poco cambia e troppo poco si fa.
Solo nel 2021 le donne uccise sono state 109 di cui 63 uccise da persone che dicevano di amarle, che le hanno giurato di proteggere e starle accanto “finché morte non li avrebbe separati”.
Una promessa presa fin troppo alla lettera e che ha dimostrato solamente quanto questi uomini siano così poco educati all’amore e al rispetto.
Quanto, secondo questi soggetti, il termine donna equivalga a possesso, a proprietà come se non si parlasse di una vita ma di un oggetto.
O mia o di nessuno.
Tanto si potrebbe ancora dire e saremo disposti a scrivere fiumi di parole se solo questo servisse a salvare anche solo una di quelle vite.
Ci limitiamo a consigliarvi un libro di Carlotta Vagnoli dal titolo “Maledetta sfortuna – vedere, riconoscere e rifiutare la violenza di genere” e di cui vi presentiamo una breve descrizione
Di cosa parliamo quando usiamo l’espressione “violenza di genere”? Come nasce? Quali sono i primi campanelli d’allarme? Che cosa accomuna il catcalling al femminicidio? È tempo di fare chiarezza su un argomento che ci tocca tutti quanti, ma di cui si fa spesso fatica a parlare nei termini giusti: se ne fa carico Carlotta Vagnoli, giornalista, sex columnist, femminista, attivista, da anni punto di riferimento proprio sui temi della violenza di genere. Vagnoli sviscera il discorso affrontandolo a trecentosessanta gradi, parlando di revenge porn e di linguaggio dell’odio, di victim blaming e mezzi di comunicazione, di pregiudizi e luoghi comuni, di educazione e ruoli, di vittime e carnefici. E facendolo ci sprona a muovere un passo fuori dal branco e a diffondere la disciplina del consenso, aprendo la discussione sugli scenari futuri del rapporto tra uomo e donna, con la speranza in una società libera finalmente dagli stereotipi di genere.