Il mondo dello spettacolo ha perso ieri una tra le sue più immense dive, Raffaella Carrà. Lei, la “Raffa nazionale” lascia un vuoto incolmabile e non è la solita frase fatta. Per capire la grande interprete della canzone italiana, sarebbe bene focalizzarsi su tre canzoni fondamentali della sua carriera, concentrate in pochi anni nella seconda metà degli anni 70. Donna, Amore, Famiglia, Emancipazione.
Conoscete la canzone Tanti auguri, più nota come “come è bello far l’amore”? E “Rumore”? Sono due dei suoi pezzi più noti, eppure c’è una distanza abissale a separarli, almeno nei testi.
Rumore è un pezzo del 1974, in cui hanno messo le mani Guido Maria Ferilli – paroliere della canzone ‘Un amore così grande’ – Andrea Lo Vecchio, che ha scritto con Vecchioni e Shel Shapiro. Se non sapete chi è… allora vi mancano dei pezzi. Si pensava per anni che fosse l’adattamento italiano di un pezzo britannico, invece no. È proprio un vanto italico e ha avuto gran successo anche all’estero. La musica è trascinante, ma il problema è il testo: ansiogeno, securitario. All’epoca Raffaella ha 31 anni.
Non mi sento sicura, sicura, sicura mai
io stasera vorrei
tornare indietro nel tempo
e ritornare al tempo che c’eri tu
per abbracciarti e non pensarci più su
ma ritornare, ritornare perché?
quando ho deciso che facevo da me
Cuore, batticuore
mi è sembrato di sentire un rumore, rumore
È sera, la paura
io da sola non mi sento sicura, sicura
sicura mai, mai, mai, mai
e ti giuro che
stasera vorrei
tornare indietro nel tempo.
Scrive Wikipedia: “Nasce così, per caso, Rumore, la storia di una donna, che ha lasciato il compagno/marito, perché ‘ho deciso che facevo da me’, ma una sera, sola in casa, sentendo un rumore, vorrebbe ‘tornare indietro con il tempo’, realizzando che ‘da sola non mi sento sicura, mai’. Un testo apparentemente in controtendenza, in anni di acceso femminismo. In realtà, calzava a pennello p tutte quelle donne a metà del guado: desiderose di emanciparsi, ma non perfettamente a loro agio fuori dai ruoli che la tradizione assegnava loro”.
Salto in avanti. Nel 1978 arriva Tanti Auguri, composta da Gianni Boncompagni, all’epoca compagno della Carrà, Collin e Daniele Pace, che ha scritto, tra tantissime cose ‘E la luna bussò’ per Loredana Bertè, Paolo Ormi e Franco Bracardi, due della compagnia di giro di Boncompagni e Arbore. La canzone è un successone e forse è tra quelle che fanno entrare Raffaella nel Pantheon delle divinità LGBT.
Il testo lo conoscete, ma non si sa mai:
Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un po’ più in là
sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha
la mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai
il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai.
Ma girando la mia terra io mi sono convinta che
non c’è odio non c’è guerra quando a letto l’amore c’è.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
com’è bello far l’amore io son pronta e tu…
tanti auguri, a chi tanti amanti ha
tanti auguri, in campagna ed in città.
Com’è bello far l’amore da Trieste in giù
l’importante farlo sempre con chi hai voglia tu
e se ti lascia lo sai che si fa…
trovi un altro più bello, che problemi non ha. Ecco, sono passati quattro anni, ma dal punto di vista del testo sembra passata davvero una generazione. È una donna indipendente che parla delle sue relazioni, è l’inno della liberazione sessuale femminile.
Però in mezzo, nel 1976, c’era stato ‘A far l’amore’ scritta da Daniele Pace e Franco Bracardi, il singolo più venduto di Raffa (che poi nel 2011 ha fatto una versione molto più dance con Bob Sinclar)
Se lui ti porta su un letto vuoto
Il vuoto daglielo indietro a lui
Fagli vedere che non è un gioco
Fagli capire quello che vuoi
(Ahahaha) A far l’amore comincia tu
(Ahahaha) A far l’amore comincia tu
E se si attacca col sentimento
Portalo in fondo ad un cielo blu
Le sue paure di quel momento
Le fai scoppiare soltanto tu
Sempre Wikipedia: “Il brano ‘A far l’amore comincia tu’ racconta invece di una donna spregiudicata, che chiede al suo uomo di prendere l’iniziativa nel sesso, riconfermando l’icona erotica di Raffaella nell’immaginario degli italiani”.
Ecco: la donna che vorrebbe liberarsi ma è impaurita nel 1974, nel 1976 scopre il gioco sessuale col compagno. Ma nel 1978 il percorso è compiuto, e la liberazione c’è stata. Raffaella ha 35 anni.