Dio è morto è una canzone scritta da Francesco Guccini nel 1965, una canzone di protesta, che parla dei cambiamenti in corso nella società del tempo, della sfiducia di tutto ciò che fino a quel momento era certo, assodato. Portato all’apice da I Nomadi e da Caterina Caselli che lo incisero nel 1967, venne pubblicato dal suo autore solamente molti anni dopo in un proprio album, “Quasi come Dumas del 1988“. Il titolo della canzone è un chiaro riferimento al filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che per primo utilizzò questa espressione in due dei suoi lavori: La Gaia Scienza e Così Parlò Zarathustra.
“Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia” è uno degli passaggi più noti e dà il via a una canzone di protesta tra le più amate ma anche fraintese. Il pezzo, infatti, inizialmente fu mal interpretato subendo la censura dalla Rai. Infatti, fermandosi a un’analisi del tutto superficiale del brano di Guccini visto il titolo, decise di censurarla in quanto ritenuta blasfema. Ma per farne capire la sobrietà ricordiamo che la canzone venne suonata da Radio Vaticana che interpretò diversamente il testo, tanto da essere apprezzato anche da Paolo VI.
“Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte“
In questo passaggio Guccini elenca tutti i motivi per i quali secondo lui, la società capitalista e consumistica sta portando le persone a perdere Dio, ma non inteso in senso religioso quanto piuttosto sociale. La felicità arriva da una vita meno nevrotica, una vita che da il giusto peso alle cose realmente importanti.
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