“Fiume Sand Creek” di Fabrizio De André è un singolo facente parte dell’album pubblicato nel luglio 1981 senza titolo e perciò conosciuto come “L’Indiano”, per l’immagine di copertina: una pittura di Frederic Remington che raffigura un indiano a cavallo sullo sfondo di un tramonto. Certificato con ben tre dischi di platino per le oltre 300 mila copie vendute.
In “Fiume Sand Creek” il cantautore genovese racconta una storia vera, ossia quella del massacro di Sand Creek del 29 novembre 1864, dove un accampamento di più di 600 nativi americani appartenenti alle tribù Cheyenne e Arapaho fu attaccato da parte del 3° Reggimento dei volontari del Colorado, guidato dal colonnello John Chivington.
La canzone di De Andrè va oltre il singolo episodio. “Si son presi il nostro cuore” si riferisce all’identità di un popolo intero, quello degli indiani d’America, scacciato e perseguitato dall’uomo bianco.
Nel testo sono mescolati anche riferimenti ad altri fatti della storia del West. Il generale di vent’anni, dagli occhi turchini e giacca uguale, non è il colonnello Chivington, che comandava i cavalleggeri nella strage di Sand Creek, barbuto, dagli occhi scuri e ormai un uomo fatto. Molto probabilmente il riferimento è al più noto generale Custer, che appunto attorno ai vent’anni fu protagonista di una analoga carneficina ai danni dei Cheyenne, a Washita, nel 1868.
Grazie a De Andrè un pezzo di storia americana è diventata parte della cultura popolare italiana. Un inno contro l’ingiustizia e la prevaricazione, contro la storia scritta dai vincitori.